Cosa è un affisso, un allevamento amatoriale e un allevamento professionale di cani.

C’è parecchia confusione riguardo affisso, allevamento amatoriale e professionale di cani.

Partiamo dicendo chi è un allevatore:

Allevatore è colui che seleziona una specifica razza canina ed è interessato ad esaltare e migliorare le caratteristiche di razza, anche detto “standard di razza”. È interessato al benessere e alla salute dei suoi riproduttori e di tutti i cuccioli che nasceranno sotto il suo affisso. L‘allevatore studia la genetica e sa accoppiare i soggetti giusti. L‘allevatore si proclama allevatore quando, dopo anni di duro lavoro, vede ottenere dai cani che ha fatto nascere titoli importanti. Bada bene: da quelli che ha fatto nascere lui stesso, non da quelli che ha acquistato da altri allevatori. L‘allevatore non smercia cani ma inserisce individui in contesti appropriati. L’allevatore da valore e caro prezzo al suo lavoro non per arricchirsi ma perché gli acquirenti siano consapevoli che stanno inserendo nella propria famiglia qualcosa di prezioso.

Tutti gli altri sono commercianti di cani o peggio ancora “cagnari“. 

Questa è la mia personale definizione di allevatore. L‘Enci, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, invece dice che:

Al registro degli allevatori, previsto all’art. 7 lett. a) del disciplinare del libro genealogico del cane di razza, possono chiedere di essere iscritte le persone fisiche e giuridiche che, a qualsiasi titolo, allevino sul territorio nazionale cani di razza iscritti ai registri del libro genealogico e che siano proprietari di almeno due fattrici, ciascuna delle quali abbia prodotto almeno una cucciolata iscritta al libro genealogico e nata negli ultimi tre anni. L’iscrizione al registro degli allevatori è richiesta per iscritto all’Ufficio Centrale del libro genealogico (UC) dagli interessati. Gli allevatori devono includere nella domanda, oltre ai dati anagrafici e fiscali, la residenza, l’ubicazione delle eventuali strutture di allevamento, la razza e l’identificazione delle fattrici di cui all’atto dell’iscrizione sono proprietari, nonché, se del caso il certificato comprovante l’iscrizione dell’impresa agricola al registro delle imprese presso la competente C.C.I.A.A. ai sensi della Legge 29 dicembre 1993, n.580 e successive modifiche. 

Gli allevatori che possono essere iscritti al registro devono: 

  • svolgere attività di miglioramento genetico seguendo gli indirizzi stabiliti dal libro genealogico; 
  • astenersi da comportamenti e azioni che possano arrecare nocumento o danno all’immagine ed all’organizzazione del libro genealogico; 
  • sottoporsi ai controlli previsti dalle norme e dai regolamenti vigenti; 
  • iscrivere ogni tre anni almeno due cucciolate prodotte da due fattrici diverse; 
  • comunicare tempestivamente ogni variazione dei propri dati anagrafici e fiscali; 
  • sottoporre i propri cani e strutture ai controlli sanitari previsti dalla legislazione vigente. 
  • All’atto della richiesta l’allevatore si impegna a sottoscrivere il codice etico dell’allevatore.

Nel caso di infrazione ai principi che precedono, in estensione a quanto disposto dall’art 16 del disciplinare del libro genealogico, si applicano i provvedimenti di cui all’art 17 del disciplinare medesimo. Si precisa che il Registro Allevatori è percettibile di continue modifiche in quanto vengono annualmente verificati i requisiti di permanenza.“

L’iscrizione all‘albo degli allevatori costa una cinquantina di euro l‘anno, ma l’ impegno qui sta nella richiesta di adesione a quanto scritto sopra. Si inizia così a delineare un impegno professionale e che secondo me chiude il cerchio con la creazione di un affisso! 

L’affisso

L’affisso è il nome che viene dato ai cani prodotti da un determinato allevatore. Il costo dell’affisso va da circa 640€ a quasi 1000€ circa, a seconda che si richieda un affisso individuale o in società.

Enci a riguardo scrive:

 “per affisso si intende la denominazione di un allevamento destinato a distinguerne i prodotti. Esso precede o segue il nome di un cane proveniente da una fattrice della quale il titolare dell’affisso risulta proprietario. Condizione necessaria per ottenere l’affisso è essere proprietari di due fattrici della medesima razza di età compresa nei parametri indicati nel canone 11 del codice etico dell’allevatore di cani, ovvero dal secondo calore ai sette anni di età e aver iscritto al Libro genealogico italiano almeno due cucciolate della stessa razza delle fattrici di cui sopra nate negli ultimi 5 anni. Si ricorda che il rilascio dell’affisso da parte dell’ENCI, oltre a non corrispondere all’automatico riconoscimento di Socio Allevatore e di iscritto al Registro degli Allevatori, non identifica il riconoscimento giuridico dello stesso né tantomeno definisce il suo regime d’impresa.

Ricapitolando

Ricapitolando per avere un affisso sono necessarie due femmine che abbiano fatto almeno due cucciolate registrate negli ultimi tre anni. Per la legge per chiamarsi allevatore, ahimè, basta avere una femmina con pedigree e fare una cucciolata registrata in Enci. Si è allevatore amatoriale quando si hanno meno di 5 femmine e si producono massimo 30 cuccioli l‘anno. In questo modo, se le entrate non superano le uscite, non si ha bisogno neanche di una partita iva. Se si avesse un piccolo reddito basterebbe inserire nella dichiarazione dei redditi quella entrata come “attività commerciale esercitata sporadicamente”.

Questo purtroppo ha generato una giungla di pseudo allevatori amatoriali che sfruttano parecchie femmine (intestate a zii e cugini) eludendo tutti gli obblighi, soprattutto sanitari e fiscali, a cui deve attenersi un allevamento professionale.

Si diventa allevamento professionale quando si superano i 30 cuccioli l’anno e si hanno più di 5 fattrici. L’allevamento professionale di cani è tenuto ad avere partita iva e autorizzazione sanitaria esposta al pubblico, obbligo di registro carico/scarico e di emettere documenti fiscali. Bisogna avere anche l’autorizzazione dell’ASL, che si ottiene seguendo un corso.

Dal punto di vista delle garanzie sanitarie, allevamenti amatoriali e professionali hanno gli stessi obblighi di tracciabilità (microchip), garanzia della salute dei cuccioli e dei riproduttori.

Differenza sostanziale tra chi alleva a livello amatoriale o professionale sta nel numero di cani posseduti e nel numero di cani prodotti e nel regime fiscale concesso. La qualità del servizio offerto deve essere la medesima, niente e nessuno autorizza allevatore a mancare l’obbligo della selezione di razza ma di fatto nessuno lo obbliga a farlo, se non la propria professionalità e la propria coscienza!

La signora che fa i cuccioli a casa e li vende a poco la potete chiamare allevatore per legge, ma non è un benefattore né per voi né per la razza. Non conoscendo niente di genetica non ha fatto lavoro di selezione e ha contribuito a rovinare la razza, anche se il cucciolo vi sembra carino ha contribuito a rovinarla. Vuole i vostri soldi per un lavoro che non ha fatto o che ha fatto estremamente male e magari sfruttando la/e povera/e femmina/e che le è/sono capitata/e.

Questo vale anche per quelli che si danno un tono professionale e si etichettano come allevamento amatoriale o per l’allevamento professionale, che alla fine è diventato solo una fabbrica di cuccioli.

Questo per dirvi che non vi salverà Enci dalla fregatura, che leggere la lista degli allevatori riconosciuti professionali e non, e la lista degli affissi vi servirà a poco. Solo voi vi potrete salvare con l’informazione, intelligenza e senso critico.

In bocca al lupo!

Scritto da: Valeria De Filippi

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